Bone Man – III
“These Days Are Gone” è un piccolo capitolo/gioiello/sintesi di questo approccio. Un riff di chitarra di Marian su cui si innalzano liriche evocative che piangono appunto i giorni andati e l’arrangiamento procede dal grunge fino ad arrivare a certe intensità di fattura Metallica. Un urlo dolce di disperazione. E così si procede verso l’interno, analizzando e inglobando gli aspetti di questo sentimento dentro trame heavy rock.
Otzi e Arne (batteria e basso) sono esemplari nello scandagliare ed indirizzare le intuizioni di Marian verso stili diversi. Il trittico “Year of Sorrow”, “Wrecht Under the Sea” e “Zeitgeist” (dal finale acido) hanno un timbro metal molto deciso, anche se nell’ottica proto-heavy di band Settanta come i Judas Priest.
Mentre “Incognito” e “Cold Echo” sono una traversata dall’alternative in senso largo a quella che una volta si chiamava musica indipendente e la conclusiva “Amnesia” si riallaccia a “Pollyanna” in apertura per la voglia di mettere al centro la voce e lasciare il suono a ricamare classic roots rock americano (siamo prossimi ai Pearl Jam). Così è il senso di nostalgia per questi gentlemen del nord: quasi degli intellettuali prestati alla musica.
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Bone Man
Eugenio Di Giacomantonio