New Review | TEVERTS "Towards the Red Skies"


Voto
01. Control
02. Toward The Red Skies
03. Charles Dexter Ward
04. Two Coins In The Eyes
05. Shine
06. The Sanctuary

Karma Conspiracy Records
2016
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TEVERTS - "Towards the Red Skies"

Dal riff roccioso che introduce "Control", primo pezzo del nuovo album "Towards the Red Skies", si intuisce che i Teverts hanno fatto un bel passo avanti rispetto all'esordio del 2012 "Thin Line Between Love & Hate". I ragazzi hanno suonato molto dal vivo e l'affiatamento è migliorato; inoltre il songwriting di Phil (voce e chitarra) pesca a piene mani da tutte le band che lo hanno influenzato, non solo in campo stoner, ed il risultato è una scrittura fresca ed efficace.

"Control" apre le danze e si rifà ai primi Orange Goblin con Wino alla voce e chitarra, per poi scendere negli abissi infernali con finale rallentato e fangoso. La title track propone materia desertica nello stile reso immortale dagli Unida, dove i solos di wah wah lanciano la sfida alle voci su chi possa produrre più acid trips. "Charles Dexter Ward" rappresenta la prima sorpresa in termini doom: Saint Vitus, Trouble, Candlemass e tutta la schiera delle prime band che riesumarono il verbo sabbathiano negli Ottanta, vengono chiamate in causa sia nella scelta estetica (certi suoni hanno un marchio di fabbrica) che in quella esecutiva.

"Two Coins on the Eyes" (titolo stupendo!) riprende il filo di "Control" con i suoi tre minuti scarsi ed è una lezione di cattiveria su come debba essere un pezzo high energy stoner 'n roll. "Shine" offre il gancio a contaminazioni tooliane, con la parte centrale di voci sussurrate, bassi protagonisti e ritmi tribali delle percussioni: un gradito intermezzo prima della conclusiva "The Sancuary", dove la chitarra torna leader con un rifferama e un ritornello che richiamano i Cathedral a cavallo tra rinascita supernaturale e carovane della redenzione.
La personalissima via intrapresa dai Teverts offre buoni spunti su cosa sia la musica pesante, heavy e psichedelica nel secondo decennio degli anni Duemila: non ortodossia tout cort, bensì materia vulnerabile alle contaminazioni.



Eugenio Di Giacomantonio

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