New Review | SORROWS PATH "Doom Philosophy"


Voto
01. Intro / First Beam of Darkness into Light
02. Tragedy
03. A Dance with the Dead
04. Brother of Life
05. Everything Can Change
06. The King with a Crown of Thorns
07. The Venus and the Moon
08. Epoasis
09. Clouds Inside Me
10. Darkness
11. Damned (O)Fish / L.S.D.

Iron Shield Records
2014
Website

SORROWS PATH - "Doom Philosophy"

Doom will never die. Un genere mai nato, mai morto. Sulle prime tre note, della prima canzone, del primo album dei Black Sabbath, si è costruito un non genere che oggi risulta essere tra i più contaminati. Schiere di band molto dissimili tra di loro, come Witchcraft, Cathedral, Sleep possono essere nominati insieme solo per l'ossessiva infatuazione dei riff di Lord Tony Iommi. E i Sorrows Path, al terzo album, fanno di questa infatuazione la loro ragione di esistere. Dalla terra che ha visto nascere Platone, Socrate e tutta la mitologia antica, spuntano fiori che di quella cultura portano evidenti tracce. La tragedia è nelle loro vene. La rappresentazione delle sventure umane è il concept con cui si sviluppa "Doom Philosophy", titolo che se non appartiene ad una band di Atene, non appartiene a nessuno.

Alla stessa maniera dei nostri Doomraiser c'è un'abbondanza metal. Anche se qui risulta ancora più pronunciata dai suoni della batteria (abuso di doppia cassa!) e dal suono delle chitarre. In sintesi c'è uno spostamento verso la NWOBHM a discapito dell'esplorazione psichedelica. Cosa che nel doom è ispessimento della tradizione. Quindi più ortodossia Candlemass e Trouble, meno espansione Electric Wizard. Prendere o lasciare. Ma non tutto è riff e sezione ritmica schiacciasassi. Il valore aggiunto della band è dato dai ricami negli arrangiamenti e dalla voce di Angelos Ioannidis, vero mattatore del proscenio. In un pezzo come "Everything Can Change", la commistione di questi due elementi fa la differenza. C'è anche qualche ombra orrorrifica à la Death SS (sarà l'uso dei synth?) e dei mid tempo in perfetto stile Eighties ("The King With a Crown of Thorns"). Ma il vero coup de théâtre è dato dalla conclusiva e messianica "Damned (O)Fish/L.S.D. (Life Sexuality Death)" dove, tra ritmi ostici e cambi di tempo, vengono snocciolati ventiquattro dogmi sulla pena di vivere (solo scritti, non cantati!). Eternal... this is the end of my Samsara... this is my Nirvana!



Eugenio Di Giacomantonio

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