New Review! THEE JONES BONES - "Stones of Revolution" @ Perkele.it


Voto
01. Free
02. Alright for You
03. Out of Sync
04. All for the Money
05. Help Me
06. Lost Cause
07. Leave This City
08. Everything
09. Thinking About
10. Weekly in Love
11. Woody's Walk

Il Verso del Cinghiale / Goodfellas
2012
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THEE JONES BONES - "Stones of Revolution"

Thee Jones Bones: ovvero come imparai ad amare il rock and roll ripartendo dal blues e dalla chitarra acustica. Giunti al quarto album in studio (più una demo autoprodotta), il gruppo bresciano muove verso i Sessanta e i Settanta. Non sono affatto ingannevoli gli archi beatlesiani che sorreggono le frasi di chitarra nell'iniziale "Free" (nomen omen, tra l'altro): il linguaggio di questo disco è quanto di più "classic" si possa ascoltare nell'anno domini 2012. Rolling Stones, Led Zeppelin, Cactus, ZZ Top, New York Dolls e chi sa quanti altri gruppi costituiscono il background di Screaming Luke Duke (chitarre, voce), Brian Mec Lee (batteria), Frederick Micheli (chitarre, voci) e Paul Gheeza (basso, voci). Seppure siano sprazzi stoogesiani di chiara fama "Alright for You" (i Turbonegro sono sulle vostre tracce: vogliono questo pezzo!) e iridescenze glam "Out of Sync".
Lo stesso percorso lo hanno intrapreso di recente dagli emiliani Small Jackets, ma i nostri puntano più definitamente verso il songwriting ottenendo migliori risultati e più efficacia nel rompere la bolla del retronuevo. Qualcosa che fa ritornare in mente i ruspanti Black Keys, ma senza quel debosciato di Danger Mouse. "All for the Money" vede Keith Richards strimpellare e Mick Jagger zompettare; "Help Me", per contro, ha un'aria Lennoniana sporcata nei cieli del southern rock, con tanto di sezione fiati, e la causa persa di "Lost Cause" è quella che cerca di vincere da sempre il nostro caro Jon Spencer con la sua Blues Explosion. Barbe ispide e chitarre slide alla ZZ Top rompono la monotonia della città di provincia ("Leave This City") e c'è anche il tempo per innamorarsi in una Penny Lane di una Londra mai stata così solare ("Everything"). Tutto procede per il meglio quando la tua esperienza ti ha portato a sentire tanta bella musica: ti senti sicuro delle tue armi e te ne pavoneggi fieramente. Come quando si aprono dei singing together da paura in "Thinking About" insieme a female vocals che stuzzicano i vizi pruriginosi di noi maschietti: molto bene.
La conclusiva "Woody's Walk" ci ricorda che il rock'n'roll party non è finito e mai finirà. "I Wanna Rock", come diceva qualcuno una trentina di anni fa. E l'eco di quella richiesta non si è ancora spento. Meno male.



Eugenio Di Giacomantonio

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