Mammoth Volume – The Cursed Who Perform the Larvagod Rites
Per un certo periodo di tempo i Mammoth Volume sono stati il segreto meglio custodito dello stoner rock. I primi tre album, a cavallo del nuovo millennio, hanno istituito una forma di heavy psych non troppo distante dalle intuizioni dei Queens of the Stone Age ma con una caratteristica in più: un amore vero verso il grunge e il prog.
Spariti per vent’anni, ci eravamo rassegnati a rimanere attaccati a quel terzetto di album (l’omonimo del 1999, “Noara Dance” del 2000, “A Single Book of Songs By” del 2001), ma a sorpresa la Blues Funeral Recordings (con in catalogo tanti gioielli come Josiah, The Obsessed, Solace e Lowrider) pubblica il nuovo album “The Cursed Who Perform the Larvagod Rites” per soddisfare la nostra sete.
In questo lasso di tempo il gruppo svedese ha sviluppato il suo suono in maniera progressiva. Si sente il loro stile primigenio (“Diablo IV” e “Want to Join Us? Come Back Later!”), ma qualcosa in più emerge distintamente. Influenze jazz rock (“Medieval Torture Device”), suoni giocattolo, etnici e perfino solos spiritosi.
Supponiamo che i Mammoth Volume abbiano sentito molta musica, che è riuscita ad infiltrarsi nelle loro composizioni, in questi anni passati lontano dalle scene e che abbiano preso per quello che è il suonare dopo i quaranta anni: un divertimento tra amici senza troppe aspettative.
“The Cursed Who Perform the Larvagod Rites” è la sintesi perfetta di tutto questo: un esemplare, gioioso, riuscito manifesto alla voglia di stare tra amici con gli strumenti in mano.
Difficile che sposteranno qualche altro stoner addict dalla loro parte, ma gli auguri da parte nostra sono quelli di rimanere una band ispirata che produce album di una bellezza disarmante. Lussuosa l’edizione limitata in vinile giallo traslucido pubblicata da Blues Funeral Recordings.
Eugenio Di Giacomantonio