New Review | JOSIAH – We Lay On Cold Stone

 

Josiah – We Lay On Cold Stone

È una mente acida quella di Mat Bethancourt. Rispolvera i suoi Josiah con questo We Lay On Cold Stone a 13 anni passati dall’ultima uscita discografica (Procession del 2009, arrivato dopo No Time, Into the Outside e l’esordio omonimo del 2002) e il tempo pare essere tornato al triennio 1969/1971.

Non che sia stato del tutto fermo: dietro agli album più belli dei The Kings of Frog Island c’è il suo tocco. Così come i Cherrry Choke sono stati il suo divertissement in ambito Sixties. Si è dato sempre da fare, insomma.

Ma la creatura in cui mette le migliori risorse è senza ombra di dubbio i Josiah. È un piacere riascoltare le armonizzazioni vocali che produce il nostro (sentite Saltwater per credere) e il suo modo di produrre riff è del tutto originale e con un carattere denso e deciso.

Non troppo lontano dalla golden era del riff rock di Canned Heat, Leaf Hound, Cactus, Free e Taste, il nostro produce anthem dalla facile presa che faranno diventare gli occhi lucidi a più di un buon vecchio fricchettone.

Ma cos’è che può far diventare attraente un sound così datato nei giorni nostri? Sicuramente la genuinità degli intenti. E la forma primigenia di ispirazione. Da qui non si scappa: o le hai dentro quelle cose o altrimenti diventi anacronistico senza redenzione. Let the Lambs See the Knife è quasi uno standard ma è talmente ben eseguita e partecipata che sembra una rock’n’roll hit del 2022.

Se vogliamo l’originalità a tutti i costi dobbiamo cambiare band, ma se cerchiamo qualcosa che sembra suonato organicamente davanti ai nostri occhi We Lay On Cold Stone è quello che fa per noi. Anche perché prima o poi questi sound sintetici in cui siamo sommersi mostreranno la corda e diventeranno ancora più datati del semplice suono di una chitarra. We Lay On Cold Stone esce per Blues Funeral Recordings, che pubblica pure un bellissimo LP viola in tiratura limitata.

Eugenio Di Giacomantonio