New Review | GOLDEN HEIR SUN - Holy the Abyss






Golden Heir Sun – Holy the Abyss


Interessante progetto a nome Golden Heir Sun e uscita atipica per la Karma Conspiracy Records di Benevento, che ci aveva abituato a ben altre sonorità con il recente debutto dei The Worst Horse.
Matteo Baldi è l’uomo che si cela dietro la chitarra e i pedali e Holy the Abyss, oltre a dare nome all’album, è l’unico pezzo della durata di venti minuti.

Ci si lascia trasportare dalle onde sonore che si infrangono a battuta bassa sulla nostra pelle. Matteo è in grado di costruire un climax cinematografico, una sorta di Fennesz prestato al rock o, se vogliamo, all’analogico.

Dopo cinque minuti inizia a cantare con una voce distante e latente, come se venisse da un altro pianeta. La tessitura a pattern data dal loop pedal ha creato un ambiente sonoro, un habitat dove vivono le visioni di un abisso profondo, ma anche del cosmo più lontano.

Ci si può immaginare protagonisti di un B-movie ispirato a Blade Runner o palombari: la luce è sempre fioca e le figure non ben definite.

Urla disperate affiorano dagli eco profondi, deelay ciclici sfondano il tappeto sonoro. Si riparte ulteriormente neri, con droni quasi horror, tagliati dall’intimità degli arpeggi di chitarra. Torna la voce di nuovo evanescente e ci si abbandona al finale ancora più sintetico.

Chiudono il concept la dance art di Giulia e i frame in motion di Elide Blind, videomaker e fotografa di base a Bologna di cui vi consigliamo la visione dei video su Vimeo. Come alternativa alla forma canzone ci siamo in pieno. Sempre più artisti esplorano l’universo musicale allontanandosi dai percorsi consueti.

Eugenio Di Giacomantonio