Yawning Man – Macedonian Lines
Il nuovo Macedonian Lines è pura gioia per le orecchie. Vengono rievocati i sapori e gli aromi del loro primo disco, con una genuinità e creatività superiore. Ma il tempo non è passato invano: le influenze sudamericane di Historical Graffiti, bellissimo ed appartenente ad un territorio, riemergono nell’uso di strumenti altri. Dove lì montava il disegno nei soffi di fisarmonica, qui troviamo spennellate di piano in quasi tutti i pezzi.
Virtual Funeral è puro espressionismo Gary Arce. È lui, con la sua chitarra riverberata e libera, a dare la giusta direzione ai pezzi, in un viaggio onirico ed evanescente pazzesco. Nessuno può vantare uno stile chitarristico così specifico e personale come il suo.
La title track prosegue il flusso spontaneo in direzione desert rock, mentre la successiva Melancholy Sadie pensiamo nasca dallo spirito di Mario Lalli al basso, altro protagonista della magia della band. Sopra un tappeto da lui ricamato, in battuta lenta, la chitarra di Gary procede per sottrazione e stabilisce nuovi dialoghi, nuovi panorami, con il piano.
Chissà a cosa pensavano quando hanno deciso di intitolare un pezzo Bowie’s Last Breath. Sicuramente una forma di devozione nei confronti del Duca Bianco, forse una visione dell’ultimo soffio di vita in una persona qualsiasi, sottratta al mito a cui appartiene, ma prendiamo atto che il risultato è puro siero anestetico e drop out.
I’m Not a Real Indian (But I Play One On Tv) mostra la parte più ruvida dei nostri, espletata dal basso di Mario, dove la chitarra letteralmente scivola avanti e indietro creando un’onda incosciente nelle orecchie degli ascoltatori.
Tutto cade, distillandosi, nella conclusiva I Make Wierd Choices, dolce, sensuale, soffusa ed avvolgente, con una linea melodica penetrante, che raccoglie tutto quello che ha seminato fino ad ora.
Ora e sempre, gli Yawning Man patrimonio dell’umanità.
Eugenio Di Giacomantonio