A Violet Pine – Again
Tornano ispessiti ed incazzati gli A Violet Pine con il nuovissimo Again. Sarà stato il cambio di line-up o la stasi di quattro anni dall’ultimo Turtles, ma nel suono di questa nuova formazione si sente una voglia di riscatto, di mutazione.
Le chitarre e la produzione, è vero, si sono fatte più hard, ma il cuore batte tutto là, nella New Wave dei primi Ottanta, con le melodie di tenebra e lo sguardo appannato, come nel finale trascinante di Interstellar Love, dove Giuseppe infila una linea vocale da alzare la pelle.
C’è la psichedelia tetra in Run Dog, Run!, un mix tra agghiacciati Mission e fendenti acidi alla Godspeed You! Black Emperor, ripresi anche nella title track. A questo punto è chiara una cosa: la bravura compositiva dei nostri è il vero plus che li distingue. Non sappiamo come nascano i loro pezzi, ma dobbiamo ammettere che quando le intenzioni dei nostri si fondono, riescono ad entrare nell’anima dell’ascoltatore. Un passo avanti notevole dai tempi di Girl.
When Boys Steal Candles è Pelican, True Widow, Grails, Friend of Dean Martinez in un colpo solo e Black Lips non c’entra niente con l’omonimo gruppo garage di Atlanta, mostrando il lato cantautoriale della faccenda.
Il disco si chiude con Monster (minimale e marziale, in odore alternative) e Z00, cavalcata ipnotica, libera e strumentale, densa come una notte senza luce. Un finale che arriva dopo una mezz’oretta abbondante che ci lascia un gradito gusto di cose genuine nella memoria.
Eugenio Di Giacomantonio
Le chitarre e la produzione, è vero, si sono fatte più hard, ma il cuore batte tutto là, nella New Wave dei primi Ottanta, con le melodie di tenebra e lo sguardo appannato, come nel finale trascinante di Interstellar Love, dove Giuseppe infila una linea vocale da alzare la pelle.
C’è la psichedelia tetra in Run Dog, Run!, un mix tra agghiacciati Mission e fendenti acidi alla Godspeed You! Black Emperor, ripresi anche nella title track. A questo punto è chiara una cosa: la bravura compositiva dei nostri è il vero plus che li distingue. Non sappiamo come nascano i loro pezzi, ma dobbiamo ammettere che quando le intenzioni dei nostri si fondono, riescono ad entrare nell’anima dell’ascoltatore. Un passo avanti notevole dai tempi di Girl.
When Boys Steal Candles è Pelican, True Widow, Grails, Friend of Dean Martinez in un colpo solo e Black Lips non c’entra niente con l’omonimo gruppo garage di Atlanta, mostrando il lato cantautoriale della faccenda.
Il disco si chiude con Monster (minimale e marziale, in odore alternative) e Z00, cavalcata ipnotica, libera e strumentale, densa come una notte senza luce. Un finale che arriva dopo una mezz’oretta abbondante che ci lascia un gradito gusto di cose genuine nella memoria.
Eugenio Di Giacomantonio