New review | DESERT HYPE – Samufire




Desert Hype – Samufire


Avevamo conosciuto i cagliaritani Desert Hype con Swep, disco del 2016 (dopo un EP, la serie Sgattagheis e uno split con i Raikinas) che ci aveva lasciato un ottimo retrogusto in bocca. La portata torna ricca in tavola con il nuovo Samufire, undici pezzi di classicismo stoner non ben allineati.

Pooleega – non lasciatevi influenzare dagli inglesismi, noi maschietti conosciamo bene di che arte si tratta: qui in dialetto cagliaritano – è la canzone che i Queen of the Stone Age non sono più riusciti a scrivere dopo lo split con i Beaver (azzardo, sperimentazione e non ancora una reputazione da osservare in maniera ortodossa).

La title track, Bones e Last Minuteman (Hives featuring Josh Homme?) sono razzi sparati nell’orbita desert psych con un certo hype, dove la scrittura creativa e il divertimento emergono prepotenti.
Merito anche della produzione, affidata a Simo Lo Nardo (registrazione e mix) e a Giuseppe Melis (master), ma possiamo confermare la qualità di molte produzioni uscite negli ultimi anni nel Belpaese, segno di una certa abilità e buon gusto raggiunta dai ragazzi appassionati di musica.

Non solo post Queens e Kyuss, come tengono a precisare The More You Know, rarefatta incursione nella musica che una volta definivamo alternative, la marziale e sintetica Nightwalker (che fa il paio con la conclusiva Daycrawler, almeno nel titolo) e Dead Creepy Guy, infarcita di leggere aromatizzazioni post-Wave anni Ottanta (non come gli Interpol però, meglio).

Ottimo divertissement è 3PM, dieci minuti che sembrano proprio la descrizione del cammino verso la spiaggia di Chia, alle tre di pomeriggio di un qualsiasi giorno di agosto, quando il sole ti fa bestemmiare e il cannone ti sta facendo rimpiangere le ultime decisioni prese.

Niente altro da dichiarare, come all’uscita di un processo per atti osceni in luogo pubblico.

Eugenio Di Giacomantonio