New review | YAWNING MAN – The Revolt Against Tired Noises




Yawning Man – The Revolt Against Tired Noises

La bellezza e l’originalità della chitarra di Gary Arce sono ben note. Dalla metà degli anni Ottanta costruisce il suo stile pizzicato e riverberato all’infinito, guadagnandosi la meraviglia e il tributo di gente come John Garcia e Josh Homme (dai generator party riprendono una allora inedita Catamaran, a.d. 1988, pubblicandola nel loro ultimo disco a nome Kyuss, a.d. 1995, come segno netto di appartenenza). Ora gli Yawning Man sono diventati una band di culto e pubblicano il loro quarto album, The Revolt Against Tired Noises, con la nostrana Heavy Psych Sounds.


Gary è sempre il ragazzo gentile con gli occhi pronti a cogliere le bellezze del mondo ed al suo fianco ci sono Mario Lalli alle quattro corde e Bill Stinson dietro le pelli. A proposito di Mr. Lalli: è talmente fondante il suo stile che, quando si accende il microfono e canta, riporta tutto alla corte dei Fatso Jetson meno schizzati (Grant’s Heart). La cifra migliore si ha quando il gioco è in mano a Gary, come in Skyline Pressure (una estatica visione dall’alto, dell’alto) e Violent Light, quasi un bignami tecnico sulle qualità espressive della chitarra.

Si ha la percezione netta di ascoltare un artista fatto con la stessa pasta di monoliti come Jimi Hendrix o John Lennon: musica come missione. Sin dai tempi del ritorno con Rock Formations. Una mano innalzata verso l’alto e l’altra imposta sulla terra a far dono all’umanità di una energia ultraterrena trasformata in musica. L’iniziale Black Kite fa il paio con la title-track ed è evidenza di come l’ispirazione sia qualcosa che travolge l’individuo per trasportarlo altrove.

Per tornare a Catamaran, qui si presenta in maniera più melliflua e liquida, quasi riusciamo a percepire la brezza marina in faccia. Come a dire: sono passati trent’anni e noi siamo rimasti dove siamo partiti, riprendendo in mano il lume genuino e poetico dell’illuminazione artistica.

Eugenio Di Giacomantonio