New Review | RUDHEN – Di(o)scuro






Rudhen – Di(o)scuro

Tirano in ballo il mito di Castore e Polluce (eroi gemelli concepiti nella stessa sera da Leda, prima con Zeus – dall’unione Polluce l’immortale – dopo con Tindaro – il mortale Castore) i trevigiani Rudhen. Con Di(o)scuro i quattro si ripropongono dopo due EP, il primo omonimo e Imago Octopus del 2016.
Nome omen, il gruppo è rude e arcigno come ce lo ricordavamo. Macinano riff robusti e schiacciasassi all’insegna del buon vecchio stoner rock. La voce di Alessandro è tesa alla ricerca dell’ululato del coyote John Garcia e il resto della band lo sostiene egregiamente con un sound robusto e carico.
Nonostante tutto, il risultato sembra epico, fragile e disperato allo stesso tempo (prendere Fragile Moon ad esempio), segno che in un genere definito come lo stoner possono coesistere altri linguaggi.
Devono essere innamorati della storia, dato che citano la presa della Bastiglia nel pezzo 14/07/1789 (dove nel finale una spiazzante marcia di pianoforte, archi e tamburi offre una buona occasione per ribadire che libertà, uguaglianza e fraternità devono essere i segni distintivi della condizione umana) e Carthago delenda est, anche se poi un titolo come My Girls Are Like Hallucinogenic Frogs merita da solo il prezzo del biglietto.
Amanti di Roachpowder, Acrimony, Iron Monkey, Karma to Burn, qui c’è un disco che fa per voi.

Eugenio Di Giacomantonio