New Review | WEDGE – Killing Tongue






Wedge – Killing Tongue

Il suono dei Wedge, di stanza a Berlino, si è fatto ancora più quadrato che nell’album d’esordio. Alla maniera dei vecchi Gorilla (ora Admiral Sir Cloudesley Shovell) hanno ispessito la componente Sixties per risultare high energy fuzz’n’roll. Un brano come Lucid richiama quelle band che nei tardi Sessanta si aprivano ad influenze più hard, come Pink Fairies, Sir Lord Baltimore e Leaf Hound. Mentre Tired Eyes non ha paura di sporcarsi con il deserto e portarlo di fronte a Steppenwolf, Eagles e Doors.
Insomma, Kiryk, Holger e David hanno una quantità di influenze e di ascolti così varia nel loro background che non hanno la minima paura di mischiare le carte in tavola come più preferiscono. E proseguendo nell’ascolto incontriamo di tutto: Santana ci saluta calorosamente da Quarter to Dawn; gli Atomic Rooster scapocciano nella title track; Ozzy e il sabba nero ritualizzano Who I Am (titolo quantomeno esplicativo!); Angus ci elettrizza nella finale Push Air.
Con la benedizione di casa Heavy Psych Sound Records, questo Killing Tongue si dimostra un jukebox attivo su cosa è stata e cosa è la musica hard e psichedelica. O altrimenti una moderna Nuggets con una band sola. Per chi vuole una summa di anthem nell’anno 2018. La classe per pensare una cosa del genere c’è e viene dimostrata.
Wedge Killing Tongue
Wedge

Eugenio Di Giacomantonio