New Review | MOJUBA - Astral Sand







Mojuba – Astral Sand

Un sano e robusto compendio hard stoner è “Astral Sand” dei Mojuba. Debitore di quel genere orfano dei Kyuss nato in prossimità dello sciogliersi dei maestri di Palm Springs, il sound della band ci riporta a quella ondata di gruppi che volevano ristabilire l’ortodossia: Lowrider, Orange Goblin, 7 Zuma 7, Celestial Season, Spiritual Beggars. Con qualcosa in più. Che siano gli intermezzi contaminati (“Adobe Santann” è puramente desert, così come “Sesa Woruban” è puramente space-ritual) o la costruzione di mini suite (“Drowning Slowly” è un viaggio di dieci minuti all’interno dell’universo Mojuba), i nostri danno prova di avere subito influenze in molte direzioni.
Lo stile di Francesco alla chitarra, per quanto Seventies, dimostra di aver apprezzato certo metal assassino degli Ottanta/Novanta. La voce di Pierpaolo è figlia legittima di un Ben Ward alcolizzato e Fabrizio e Alfonso (basso e batteria) dimostrano di non essere semplici gregari, ma giusti traghettatori del mood del pezzo. Prendiamo la title track: nata da un suono e un riff di chitarra proto metal, nel bel mezzo scivola verso una penombra doom lenta e malsana, per riemergere poco dopo in un solo arcigno ed ispirato alla Mike Amott.
Così come la chiosa di “La Morte Nera” è un urlo disperato in odore di grunge che per qualche ragione ricorda i pezzi acustici di album propriamente thrash (ricordate le gemme “Veil of Deception” e “A Room with a View” in “Act III” dei Death Angel?) come a far scoprire una profondità di emozioni anche nella musica più aggressiva (anche se poi il pezzo finisce nel magma cerimoniale dei Candlemass). Il gusto di stare dalla parte dei duri e puri: ecco “Astral Sand”.
Eugenio Di Giacomantonio