New Review | FROZEN PLANET....1969 "Lost Traveller Chronicles - Volume Two"


Voto
01. The Long Journey Home (Through Glitter, Dust and Debris)
02. Silver-Lined Cloud Lounge
03. Drifting Gently Backwards in Slow Motion While Staring Out Over a Suspended Streaming Mass of Colour
04. No Sight Quite Like Omega Centauri
05. Distant Star Island
06. Corvus to Centaurus
07. Aerial Burial
08. Contact with Control Tower 7 / Where the Brains Are Bigger

Pepper Shaker Records
2015
Website

FROZEN PLANET....1969 - "Lost Traveller Chronicles - Volume Two"

Frozen Planet....1969 sono un trio di stanza tra Sydney e Canberra che ci delizia il palato con questa mezzora abbondante di heavy psych meets instrumental stoner space jam. Difficile dire qualcosa di nuovo a proposito che non sappia di autoreferenzialità o, peggio ancora, di citazionismo, ma i nostri riescono a metterci dentro qualcosa di caratteristico. Sarà quel guizzo assassino della chitarra, sempre in primo piano, sempre killer, sempre modulata tra effetti che la rendono irriconoscibile a tutti gli effetti (!).

I 4 lunghi brani, inframezzati con altrettanti siparietti più brevi, riescono a modulare l'onda lunga di band come 35007, Oresound Space Collective, Colour Haze e Los Natas senza calare nel solco del già sentito. Non c'è quella stratificazione del suono che parte da alcuni elementi per crescere ed arricchirsi nello svolgimento della composizione. Si parte subito dal nocciolo (e questo è un bene) nei pezzi più massivi, ma anche in quelli più riflessivi (e questo è un male). Nel momento in cui si drizzano i peli della schiena nel viaggio cosmico interstellare, il dito brutale del fonico porta a zero i volumi del mixer. Non si capisce bene perché abbiano accostato questi due elementi in contrasto. Forse perché la sintesi è sempre la via migliore per sfuggire al rompimento di balle.

Comunque sia, Lachlan, Paul e Frank ci sanno fare e danno esempio lampante di come debba suonare un trio dedito al sacro culto della jam. Dal vivo, supponiamo, faranno scintille à la Earthless. See you in Italy soon, dudes!



Eugenio Di Giacomantonio