New Review | WHITE HILLS "So You Are... So You'll Be"


Voto
01. InWords
02. In Your Room
03. The Internal Monologue
04. So You Are… So You'll Be
05. OutWords
06. Forever in Space (Enlightened)
07. Rare Upon the Earth
08. Circulating
09. MIST (Winter)

Thrill Jockey
2013
Website

WHITE HILLS - "So You Are... So You'll Be"

In più di un'occasione i WHite Hills ci hanno fatto delle belle sorprese. Come in "H-P1" quando hanno introdotto l'uso massiccio di synth (suonato da Shazzula degli Aqua Nebula Oscillator) o quando hanno esploso il loro concetto di robot rock con logica inversamente proporzionale alle escursioni di un Josh Homme. E in "So You Are... So You'll Be" le sorprese le abbiamo sin dall'inizio, con un intro di elettronica da videogame e il ponte di "In Your Room" che evoca un gruppo come i Death From Above 1979, lontano anni luce dalla galassia Hawkwind in cui i nostri hanno sempre nuotato. Benissimo. Dopo una moltitudine di album in studio ed altre chicchette, collaborazioni e sperimentazioni a cementare una discografia importante, i nostri hanno ancora volglia di stupire, sperimentare e attraversare l'ignoto. Lo intuiamo dalla predisposizione che hanno ad introdurre ogni pezzo dell'album con una serie di gemme sintetiche di varia natura. Forse a causa della volontà di mettere a contrasto l'imponente mole di massa sonora sprigionata dai pezzi "ortodossi" con momenti di stasi rarefatti per recuperare un concetto chiave: la contaminazione è il vero elemento in cui si relazionano tutte le diversità.
Tornati a casa nella loro New York a registrare a Brooklyn con Martin Bisi (curatore del sound di totem come Sonic Youth e Swans), Ego Sensation e Dave hanno costruito i lori migliori riff space rock dai tempi di "Heads On Fire" e con l'aiuto di Bob Bellomo hanno dato nuovo credito al concetto di power trio. Qui non c'è la sola volontà di rinnovare la tradizione del guitar seventies rock per farla diventare una cosa "moderna"; qui si vuole costruire un wall of sound che assorbe ogni declinazione di psichedelia. I pezzi si allontanano dal modello di canzoni, si sviluppano intorno ad un minutaggio sostanzioso e si legano attorno al concetto di un unicum dell'album in modo che alla fine dell'esperienza si guarda indietro a ricollegare i pattern per formulare una sintesi. Questa volta, come in film di fantascienza di Mario Bava, gli eroi che hanno appena solcato l'universo e sono sopravvissuti a cortocircuiti, alieni e pericoli di ogni tipo, si scoprono più audaci, più folli e nello stesso tempo più saggi. E noi con loro.



Eugenio Di Giacomantonio