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Voto
01. Intro + Long Time No See
02. Children of the Sun
03. Goin' Mordor
04. Like Leaves Whispering
05. Galactus

Autoprodotto
2010
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TARSVS - "IV"

Echi di pianure ghiacciate, silenzio della meditazione, bordate di ultrasuoni come monsoni: ecco ‘IV’, disco d’esordio dei Tarsvs di Roma, una piacevole sorpresa. I ragazzi provengono da formazioni capitoline come The Hands of Orlac e Snake Cult, ma in questo nuovo progetto sono riusciti a dare una nuova sintesi alla loro visione musicale.
Si parte con "Long Time No See" e si rispolverano i vecchi Pink Floyd, quelli che ci piacciono di più: dilatati, riverberati, con voci lontanissime ad urlare dietro una coltre di effetti. Tuttavia è un attimo: un accelerazione improvvisa travolge tutto e noi volentieri ci facciamo trasportare in questa rete di scontri sonori. Un riff à la Stooges con wah wah ci introduce a "Children of the Sun", dove nel bel mezzo la voce solitaria di Marcello invoca i figli del sole con una nenia ipnotica: le coordinate per scoprire il pezzo ruotano tutte attorno alla migliore tradizione prog italica e nord europea ed è proprio un bel sentire!
"Goin' Mordor" rallenta i giri per far si che anche i più restii a farsi catturare inizino a scapocciare dietro un groove sexy e malato dove una chitarra fuzz viene tramortita, nel mezzo, da un assolo di basso caldo come un liquido pesante! Uscito allo scoperto, è proprio il basso ad introdurre il mefitico giro di "Like Leaves Whispering" che insozza di materia doom una epica tipica dei primissimi Iron Maiden, ma i riferimenti per i Tarsvs sono esclusivamente un gioco dove rincorrere le proprie espressioni, senza mai macchiarsi di plagio e con il gusto tipico di sa riappropriarsi delle radici. I ritmi calano ulteriormente e i battiti rallentano: è l'ora del commiato di "Galactus", una visione del cosmo dove lento e veloce creano le contraddizioni giuste per rimanere spaesati di fronte al viaggio solitario nell'universo; echi infiniti ci congedano dallo stupore che abbiamo attraversato...
Simile nelle intenzioni e nello sviluppo al disco omonimo degli Astra, questo dei Tarsvs potrebbe piacere a chi, come Lee Dorian, è alla ricerca di un nuovo sapore della musica prog, senza stereotipie, con la mente aperta a melodie gradevoli, senza mai scadere nel puro gusto accademico di autocompiacimento. Andate a vederli dal vivo e se potete brindate con loro: lunga vita ai Tarsvs!



Eugenio Di Giacomantonio