"Abuse" on metallized.it!
Eugenio Di Giacomantonio, l’artefice del progetto strumentale Ex, definisce così il suo ultimo concept album, Abuse: “Un incrocio tra gli score di Ennio Morricone e gli Yawning Man”. Il proposito di amalgamare la musica con il cinema, infatti, è alla base di Abuse, un affascinante connubio tra le dense atmosfere chitarristiche di chiaro stampo stoner/psichedelico e il gusto per il cinema retrò, rigorosamente italiano e anni ‘60/’70.
Di Abuse (scaricabile gratuitamente dal sito della band, oppure disponibile come CD edizione limitata) la prima cosa che attira lo sguardo è la bellezza dell’artwork, la cui raffigurazione è stata tratta dalla locandina di un film erotico/horror francese del 1969, Vampire Nue, in italiano La Vampira Nuda, disegnata dal celebre illustratore Philippe Druillet. Osservando l’artwork sembra di essere tornati (con l’immaginazione, per me; con i ricordi, per gli over cinquanta) agli anni del boom del rock psichedelico, al boom dei colori nelle copertine (Disraeli Gears dei Cream, Live dei Grateful Dead, HP Lovecraft II degli omonimi e via dicendo), ma, mettendo il disco in play, i timpani dell’ascoltatore vengono catapultati negli anni ’90, dove attendono le desertiche atmosfere arpeggiate dei gruppi della scena di Palm Desert (su tutti Kyuss e, come detto, Yawning Man). A scaldare la propria ugola sopra gli arpeggi, però, non c’è nessun Garcia o Homme: Abuse inizia subito con un ospite speciale, “riesumato” (scusate la cattiveria della parola) da una trasmissione della RAI, per prestare la sua voce nella Intro (Abuse of Power). Questo ospite è Pier Paolo Pasolini, nel suo discorso sull’omologazione a cui la “civiltà dei consumi” ha portato. Il concept album ha il nome di Abuse, e sul tema dell’abuso si forma il nucleo di partenza della musica e dei “testi”. Si snodano così, dunque, le nove canzoni del concept, ognuna delle quali è “ambasciatrice” di una forma di Abuse. Si passa quindi dalla cadenzata Velvet & Latex (Abuse of Sex), alla sabbathiana Capitol Desert (Abuse of Virility) -ascoltatevi il finale di Wheels of Confusion, da Vol.4-, la cui intro è tratto da una scena di I Maniaci; si giunge al nucleo centrale con la psichedelica God’s Spirit (Abuse of Religion) e la articolata e inquietante title-track (Abuse of Police), quest’ultima aperta alle danze da un intenso momento di La proprietà non è più un furto. Il platter prosegue con la descrizione delle altre forme di Abuso, quasi ci fosse un Virgilio a condurre l’ascoltatore in nuovi “gironi” dell’Inferno, come l’Abuse of Confidence, l’Abuse of Friendship, l’Abuse of Ozium e l’Abuse of Personality. Sono di nuovo due episodi di cinema italiano di alto livello ad accompagnare Into you (Abuse of Friendship) e Wandering Mountain (Abuse of Personality): Gian Maria Volontè, in Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto per la prima, Ugo Tognazzi, di nuovo in La proprietà non è più un furto, per la seconda.
L’ottima commistione tra la musica ipnotica -ma non di facile presa- e alcune delle voci più celebri del cinema italiano riesce a creare, in Abuse, un’atmosfera affascinante, incantevole, sinistra, che nemmeno nel finale, che si chiude in un decrescendo, si affievolisce e scompare. Abuse è un disco che trasmette, che riesce a comunicare con l’ascoltatore: è un incontro.
Eugenio Di Giacomantonio, l’artefice del progetto strumentale Ex, definisce così il suo ultimo concept album, Abuse: “Un incrocio tra gli score di Ennio Morricone e gli Yawning Man”. Il proposito di amalgamare la musica con il cinema, infatti, è alla base di Abuse, un affascinante connubio tra le dense atmosfere chitarristiche di chiaro stampo stoner/psichedelico e il gusto per il cinema retrò, rigorosamente italiano e anni ‘60/’70.
Di Abuse (scaricabile gratuitamente dal sito della band, oppure disponibile come CD edizione limitata) la prima cosa che attira lo sguardo è la bellezza dell’artwork, la cui raffigurazione è stata tratta dalla locandina di un film erotico/horror francese del 1969, Vampire Nue, in italiano La Vampira Nuda, disegnata dal celebre illustratore Philippe Druillet. Osservando l’artwork sembra di essere tornati (con l’immaginazione, per me; con i ricordi, per gli over cinquanta) agli anni del boom del rock psichedelico, al boom dei colori nelle copertine (Disraeli Gears dei Cream, Live dei Grateful Dead, HP Lovecraft II degli omonimi e via dicendo), ma, mettendo il disco in play, i timpani dell’ascoltatore vengono catapultati negli anni ’90, dove attendono le desertiche atmosfere arpeggiate dei gruppi della scena di Palm Desert (su tutti Kyuss e, come detto, Yawning Man). A scaldare la propria ugola sopra gli arpeggi, però, non c’è nessun Garcia o Homme: Abuse inizia subito con un ospite speciale, “riesumato” (scusate la cattiveria della parola) da una trasmissione della RAI, per prestare la sua voce nella Intro (Abuse of Power). Questo ospite è Pier Paolo Pasolini, nel suo discorso sull’omologazione a cui la “civiltà dei consumi” ha portato. Il concept album ha il nome di Abuse, e sul tema dell’abuso si forma il nucleo di partenza della musica e dei “testi”. Si snodano così, dunque, le nove canzoni del concept, ognuna delle quali è “ambasciatrice” di una forma di Abuse. Si passa quindi dalla cadenzata Velvet & Latex (Abuse of Sex), alla sabbathiana Capitol Desert (Abuse of Virility) -ascoltatevi il finale di Wheels of Confusion, da Vol.4-, la cui intro è tratto da una scena di I Maniaci; si giunge al nucleo centrale con la psichedelica God’s Spirit (Abuse of Religion) e la articolata e inquietante title-track (Abuse of Police), quest’ultima aperta alle danze da un intenso momento di La proprietà non è più un furto. Il platter prosegue con la descrizione delle altre forme di Abuso, quasi ci fosse un Virgilio a condurre l’ascoltatore in nuovi “gironi” dell’Inferno, come l’Abuse of Confidence, l’Abuse of Friendship, l’Abuse of Ozium e l’Abuse of Personality. Sono di nuovo due episodi di cinema italiano di alto livello ad accompagnare Into you (Abuse of Friendship) e Wandering Mountain (Abuse of Personality): Gian Maria Volontè, in Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto per la prima, Ugo Tognazzi, di nuovo in La proprietà non è più un furto, per la seconda.
L’ottima commistione tra la musica ipnotica -ma non di facile presa- e alcune delle voci più celebri del cinema italiano riesce a creare, in Abuse, un’atmosfera affascinante, incantevole, sinistra, che nemmeno nel finale, che si chiude in un decrescendo, si affievolisce e scompare. Abuse è un disco che trasmette, che riesce a comunicare con l’ascoltatore: è un incontro.